giovedì 18 agosto 2011

‘The Cloud of Unknowing’

Cercando una traiettoria più silenziosa e meno assolata di Piazza San Marco, si può trovare ospitalità temporanea all’interno di un bellissimo spazio medievale adiacente al Museo Diocesano, che ospita il Padiglione di Singapore rappresentato da Ho Tzu Nyen con il video ‘The Cloud of Unknowing’. Per vederlo si deve salire una scala, arrivare al piano superiore, trovarsi circondati da archi acuti, travi in legno dipinte, la presenza anomala di un ascensore in vetro, e per l’occasione una serie di nuvole bianche su cui abbandonarsi, più che sedersi, che contribuiscono ad esaurire la ‘fase preparatoria alla visione’; la salita ad un livello superiore e le nuvole su cui sdraiarsi.
Il titolo viene da un libro inglese del 14° secolo sulla mistica e sulla preghiera contemplativa attraverso la quale uscire dalle nuvole dell'ignoranza, in una sorta di continuità con lo spazio in cui il video viene proiettato, anche se questo non è determinante, perché non c’è nell’intenzione dell’autore, un unico significato ma ne affida la lettura allo spettatore, forse perché il mondo onirico da cui attinge è molto personale e denso di significati e rimandi. Il plot verte su una serie di persone che vivono nello stesso condominio accumunate dall’essere in procinto di incontrare la nuvola del titolo: l’uomo che mentre dorme, e presumibilmente sogna, sta per essere risucchiato dal letto; quello dal corpo deturpato che vive in uno spazio dal cui soffitto pendono decine di lampadine accese che di lì a poco inizieranno ad accendersi e spegnersi; la donna immobile e apatica, nel suo alloggio con cibo in putrefazione popolato da vermi; uno studioso, circondato da librerie piene di libri e impegnato a scrivere; il batterista che suona mentre comincia a scendere la pioggia, e l’uomo in un ambiente allagato che lava il colore dai capelli, in realtà bianchi. Tutti verranno invasi dalla nuvola bianca della non conoscenza (o incoscienza).



Il momento che il video coglie, per tutti i protagonisti, sembra essere quell’istante in cui si avverte una sensazione enigmatica che non si riesce a decifrare attraverso i sensi, che a mio avviso è chiara nell’episodio dello studioso, quando preso dalla febbre della scrittura e dalla rapidità con cui deve fissare su carta il proprio pensiero, non si accorge, ma forse percepisce, che le librerie si muovono e comprimono lo spazio attorno alla scrivania, e allora tutto il suo sapere si concentra verso il polo attrattivo rappresentato dall’uomo.
Il risultato è in realtà uno spettacolo teatrale coinvolgente di cui colpisce la qualità cinematografica, i rimandi a Lynch e Hitchcock, e il fatto che l’esperienza del video continui anche alla fine quando dal retro dello schermo esce una nube bianca che invade tutta la sala come un monito, perché allo stato di ignoranza nessuno si sottrae.




2 commenti:

  1. Ma abiti a Ve che riesci a fare tutti questi giri ai vari padiglioni? Se si ti invidio ...

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  2. No, vicino, ma in futuro lo spero. Comunque ci vado appena posso. E' il mio ambiente naturale.

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