domenica 5 maggio 2013

Jean François Niceron. Prospettiva, catottrica & magia artificiale

Jean François Niceron (1613-1646), Padre minimo francese, è una figura 'curiosa'. L'aggettivo non è a caso perché fu soprattutto un matematico e un prospettico che elaborò e conferì corpus teorico all'ottica ed in particolare alle sue illusioni.


La sua produzione scientifica è raccolta in due libri La perspective curieuse (1638) e il Thaumaturgus Opticus (1648) pubblicato postumo, nei quali sono raccolti i suoi studi relativi all'ottica intesa come luogo misterioso nel quale è depositato un codice segreto della presenza divina. Questa ricerca si esplica attraverso esperienze pittoriche come le prospettive accellerate la cui visione corretta si ha da un solo punto di vista, che hanno al contempo una dimensione ludica e filosofica. Tale 'disposizione d'animo' è riscontrabile in tutta la sua produzione scientifica pur senza inficiare il valore dei suoi studi.
L'occasione per scoprire Niceron è una piccola quanto completa mostra che si sta svolgendo allo IUAV nella sede di Santa Marta dal titolo 'Jean François Niceron. Prospettiva, catottrica & magia artificiale' a cura di Agostino De Rosa e Imago rerum, dove viene illustrato con rigore e dovizia di particolari il contenuto dei libri di Niceron anche attraverso le ricostruzioni delle sue macchine prospettiche. Fra queste sono di particolare suggestione le anamorfosi sia cilindriche che spaziali, le prospettive coniche, la diottrica e il suo cannocchiale che ricompone un'immagine scomposta, vero e proprio anagramma d'immagini.






L'esperienza di Niceron e con lui di Maignan, seppur espressa in un tempo brevissimo, ha influenzato l'arte e l'architettura della Roma del '600, fino a scorgerne riferimenti nell'arte dadaista e concettuale. Sarà un caso infatti che proprio Duchamp individuò un gioco di parole nel nome del nostro: Nice R On tradotto come 'una simpatica arte in azione'.

Composizioni.1



Scarti ritrovati sono diventati racconti di forme.

sabato 4 maggio 2013

La matita EE. Un caso (quasi) chiuso

matita EE vs 8B
A volte il tempo passa e nemmeno me ne accorgo. 
Abito un mondo immaginario che sconfina nell'immaginifico, popolato da forme, composizioni, logaritmi, dove il tempo è relativo e steso alla rinfusa su un unico piano. Se avessi avuto bisogno di una conferma sarebbe arrivata, moltiplicata, qualche giorno fa in alcuni dei luoghi frequentati durante l'università.
La prima è stata quando uscendo dalla facoltà ho incrociato un dipendente che a distanza di anni mi ha salutata come se davvero il tempo non fosse passato, tale è stata la naturalezza e la mia conseguente sorpresa che qualcuno si ricordi di me.
Altra conferma, meno piacevole nella storica cartoleria. Da tempo ero alla ricerca di due tipi di matite, EE ed EB, e avendo ripreso con una certa costanza il disegno a mano libera mi servono degli strumenti con cui sperimentare e allenare la sensibilità della mano. Utilizzare graffiti di durezza/morbidezza diversa è fondamentale. Dopo vane ricerche durante le quali sembrava chiedessi qualcosa che non era mai esistito, ho finalmente avuto la risposta. "Hanno smesso di produrle. In alternativa ci sono le 8 e 9B."
Messe a confronto non mi sembrano la stessa cosa, la EE cui sono affezionata ha un tratto nero intenso senza essere polverosa, come un carboncino secco, quasi una penna, mentre la 8B (la 9 non c'era) è più fioca. Delusa ma non sconfitta ritento con un altra richiesta da un tempo passato: 
"Cartoncino Canson spessore 1.5mm, 50x70cm?"
"Non lo fanno più, ora fanno il 100x70."
Farlo quando mi serviva no? La sequenza di richieste ha prodotto una contenuta ilarità. Il tempo minacciava pioggia e l'afa veneziana più che un avvertimento di lì a poco sarebbe stata certezza. Mi adatto all'evoluzione e me ne vado con una 8B, che non è la stessa cosa, un carboncino e un cartoncino 100x70 che mi ha trasformato nel tipico esemplare di studente di architettura, impacciato che gira per la città con improbabili volumi di plastici, che un tempo di sicuro sono stata e in fondo continuo ad essere.