giovedì 24 novembre 2011

Fantasia si è nascosta

Ogni tanto i miei libri spariscono per un po' è non riesco a trovarli. Uno dei più costanti in queste fughe temporanee, è Fantasia di Bruno Munari che lessi per prima volta durante il terzo anno di liceo, e ho riletto più volte nel corso degli anni, a sua discrezione, perchè si fa trovare quando meno credo di averne la necessità.
Pochi giorni fa cercando qualche informazione contenuta in quel libro, ho trovato su youtube una serie di video tratti da una lezione che Bruno Munari tenne allo IUAV. Data la rarità con cui si riescono a vedere questo tipo di documenti preziosi, inserisco il link per poter assistere ad anni di distanza alla lezione di un maestro, alla quale per questione d'anagrafe non potevo essere presente.

Durante i miei anni di studio allo IUAV ho assistito a lezioni di altri grandi architetti, ad esempio Paolo Soleri e Peter Cook; mi piacerebbe che le riprese che furono fatte all'epoca, così come quelle di oggi, fossero messe a disposizione in un canale pubblico come nel caso di questa lezione del 1992.

http://www.youtube.com/user/bMunArt#p/u/28/iFlZRQrjInw

domenica 13 novembre 2011

'Church of Fear...' Christoph Schlingensief


'Church of fear...' è il titolo dell'installazione ospitata nel Padiglione Germania alla Biennale d'Arte di Venezia 2011, che racconta e celebra la vita e le opere del suo autore, Christoph Schlingensief, scomparso nel 2010.
Leone per la miglior partecipazione nazionale.


Come già nella Chiesa di San Lio, ricorre quest’anno l’ambientazione ecclesiale. Se nell’installazione di  Lech Majewski si ricordano due storici sacrifici, riproposti attraverso due video installati al lati dell’altare maggiore come pale dal’altare moderne, Churh of fear è la riproposizione della chiesa dove durante l’infanzia Christoph Schlingensief ha servito messa, diventata scenografia per il racconto di una vita. Gli altari diventano teche con gli oggetti appartenuti al celebrato, lumini votivi, le statue diventano il letto d’ospedale. A raccontare questa installazione, un video ‘di fortuna’ (la mia videocamera dotata di capacità decisionali superiori alla norma, non mi ha concesso altre riprese), limitato fra l’altro anche dalla quantità di persone all’interno del padiglione. Vuole essere un breve racconto visivo, che risente del modo di vedere di chi l’ha fatto, per dare la sensazione di un’installazione che racconta la vita di un uomo, le sue ricerche, i dolori, i lavori, celebrandone l’esistenza, in modo tutt’altro che pomposo, ma commovente e partecipato da tutto il pubblico presente, che come si conviene in una chiesa, era seduto sui banchi di legno. Nessuno, durante la mia permanenza, è salito sull’altare fra gli oggetti che ricordano la malattia dell’artista.