domenica 30 marzo 2014


I'm proud to announce that my project 
'Sfumate Geometrie' (soft geometry) 
has been awarded the Second Prize
at the contest Res-tile by 
Mirage Ceramica Design Sustainability

venerdì 28 marzo 2014


I'm proud to announce that my project 'Autopoiesis meets Handmade' it has been selected by European Glass Experience.

The First Exhibition – The Finnish Glass Museum 28.3 – 8.6.2014


domenica 16 marzo 2014

Lebbeus Woods e il valore dell'architettura disegnata

La maggiore frustrazione (...) non è tanto di non poter volare, ma di sentirsi bloccati nelle proprie aspirazioni, di intravedere da giovani strade negate. (...) un creativo deve impedirsi di realizzare il suo sogno per via delle circostanze o vivere la sua passione, senza preoccuparsi delle conseguenze, magari devastatrici?
Hayao Miyazaki

Non scrivo qui da mesi. Nel frattempo durante il viaggio di cui sotto, ho visto i soliti piccoli uomini, sentito le solite offese, le quotidiane bestemmie, l'ignoranza dilagante assunta ai vertici. Ho poi visto l'attimo in cui una persona salita troppo velocemente cambia perché l'altezza a volte dà le vertigini. E ho sentito volgarità irripetibili in discorsi pronunciati da chi ha un ruolo in cui lo stile è sostanza. Tenacemente in mezzo alla pochezza quotidiana, mi ostino a voler volare alto; si può opporre resistenza al baratro anche pranzando in macchina vista tangenziale.
Il sentimento descritto da Miyazaki lo conosco, così come tutti i limiti contingenti; ne conosco anche le malattie che la frustrazione e la mancanza di tutele comporta. Un giorno dello scorso anno, ad esempio, mi sono sentita dire, senza motivo alcuno se non un odio atavico, che 'gli architetti sono tutti defi*§@#+$'. Nonostante a pronunciarla sia un essere che non contemplo nella mia idea di essere umano, perché refrattario ad ogni forma di umiltà e sapere, per reazione queste dimostrazioni di pochezza aumentano la mia necessità di studiare. Ma per imparare servono maestri, e nella penuria che mi circonda li cerco nel mondo.
Un giorno in una delle mie fughe/ritiro spirituale alla biblioteca dell'Università ho scoperto l'esistenza di Lebbeus Woods. Architetto americano la cui unica opera realizzata poco prima della morte, a coronamento di una carriera di studio ed elaborazioni teoriche (perché anche un'architettura disegnata a sostegno di un pensiero teorico è di per sè architettura), nonché di occasioni sfumate inspiegabilmente (vedasi il progetto per l'allestimento alla Biennale di Venezia 2012, annullato il giorno prima della presentazione dei disegni definitivi), è stata il Light Pavilion progettato con Christoph Kumpusch, incastonata su una delle torri di Steven Holl nello Sliced Porosity Block di Chengdu. E' il momento culminante di due carriere dal destino opposto ma che si sono sempre frequentate finchè Holl ha dato a Woods la possibilità di vedere realizzato un suo progetto. Da una parte il famoso architetto con innumerevoli riconoscimenti e committenti, dall'altra il collega defilato a costruire un mondo espressivo e formale personale sostenuto dalla stima di affezionati studenti. Le sue riflessioni sull'architettura, i bellissimi disegni visionari e piranesiani, sono ancora accessibili nel suo blog, la cui lettura è la lezione di un maestro. Il suo è un approccio libero ma analitico, dove il puro progettare è insieme un atto critico, così come al contrario la critica di architettura afferma un pensiero progettato.
L'architettura è un pensiero complesso, e non si articola esclusivamente in quella che io chiamo 'architettura hard core', l'edilizia del copia incolla su cui hanno vissuto molti studi, ma è un sapere nel quale confluiscono diverse discipline, non solo artistiche, ma anche politiche e sociali, nel quale la produzione di idee e delle tanto bistrattate teorie architettoniche servono a spiegare il presente ed indicare i possibili scenari futuri.

Pensato per le persone piccole dall'ego enorme che non usano fare il bene e il bello, ma del cui passaggio non resterà che un suono stonato nella galassia, e a tutti i sognatori che sono stati emarginati ma che ancora ci parlano di bellezza.