sabato 10 ottobre 2015

Analisi logica. Klimt e Chagall

Da stamattina un persistente mal di testa accompagna ogni piccolo movimento del capo.

E' un accumulo di stress che quasi ogni sabato evapora nell'arco di una giornata. E' anche il risultato di un rallentamento repentino del ritmo, ma nonostante sappia a cosa vado incontro decido per questo giorno l'andamento sarà lento lasciando sfogare il cumulo nervoso.

Un tè verde caldo accompagna la lettura dei quotidiani. Le notizie non sono confortanti, ma come stupirsi ancora dell'arroganza di cui sono farcite le cronache delle prime pagine dei giornali? Così prosegue la lettura, tra una fitta alle tempie e un sorso di tè. Ma in ogni racconto c'è un momento di svolta, in questo avviene ora. Un titolo mi coglie di sorpresa, la testa pulsa e del tè finisce sul tavolo. A quanto pare il sindaco di Venezia propone la vendita di alcune opere di proprietà dei musei civici veneziani per far fronte ai debiti che le precedenti amministrazioni hanno accumulato e che lui, con la sua, non riesce a risolvere.
Più precisamente si riferisce a Judith II Salomè di Klimt e Il Rabbino di Vitebsk di Chagall, definendoli modernariato che nulla ha a che fare con la città.

Istante di silenzio (magari le tempie rallentano le pulsazioni).
Raccogliamo le idee (e puliamo un po' il tavolo).

Intanto si pensi a cosa significa il termine 'modernariato'. Per facilitare la lettura inserisco la definizione della Treccani sulla quale ripongo una certa fiducia.

modernariato s. m. [der. di moderno, formato recentemente nel linguaggio commerciale e pubblicitario sul modello di antiquariato]. – Attività consistente nel ricercare e raccogliere, a scopo di commercio o di collezionismo, mobili, elettrodomestici, suppellettili, accessorî personali, ecc., prodotti industrialmente per lo più nel periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni ’60, e generalmente ritenuti significativi in quanto testimonianze dell’evoluzione del design; in senso concr., l’insieme degli oggetti raccolti e catalogati nell’ambito di tale attività: mostra del m.; raccolta di m.; un collezionista, un mercante, un esperto di modernariato.

Procediamo per logica.
Dati oggettivi: entrambe le opere non sono degli anni '60, nè tantomeno oggetti di design, a meno che il sindaco non abbia visto esclusivamente la cornice dell'opera di Klimt. In ogni caso il quadro di Judith è datato 1909, e quello di Chagall tra il 1914 e il 1922. 
Responso: l'antico è tale quando supera i cento anni, quindi trattasi di opere antiche nonché, pensi sindaco, lo stesso vale anche per i mobili.


Quanto al giudizio per il quale entrambe le opere siano avulse dal contesto veneziano, ricordo che il ghetto veneziano è il più antico del mondo e la sua comunità ha dato alla città, nei secoli scorsi come oggi, un apporto fondamentale sia dal punto di vista culturale che politico. Chagall stesso era di origine ebraica, e quest'opera si riferisce in particolare al rabbino del suo paese natale, distante dal suo stile più noto dove la dimensione sognante ben si accomuna alla città, ma forse proprio per questo da vedere con maggiore interesse.
Per quanto riguarda Klimt, sostenere che il suo bizantinismo non abbia alcun legame con Venezia è semplicemente imbarazzante.

Che si tratti di una boutade del sindaco per ottenere attenzione è un'opzione da considerare, ma è comunque sintomo della deriva populista del dibattito politico. Quando non si sa cosa fare, quando è scarsa l'esperienza amministrativa e gli errori del passato sono un peso gravoso, allora meglio scaricare le colpe sugli altri prima che qualcuno si accorga della tua inadeguatezza. E per farlo si utilizzino argomenti che suscitino scalpore. Se anche fossero altre le opere proposte alla vendita, emerge ancora una volta la mancanza di rispetto per l'arte e la cultura, che sono elementi naturali del microcosmo veneziano.


sabato 22 agosto 2015

Flâneur veneziano n°2. Biennale 2015

Sarò breve.
Ho finito.
Potrebbe essere l'incipit adatto se non fosse per alcune opere interessanti che meritano di essere segnalate.


'Every life is a fire' di Ricardo Brey (Arsenale). L'artista cubano espone una serie di scatole cubiche che una volta aperte svelano mondi privati. Quaderni, sculture, immagini, oggetti vari, compongono il sapere custodito in scrigni, come metafora della mente umana.

'The End of Carrying All' di Wangechi Mutu (Giardini), video nel quale l'artista si muove in
uno spazio onirico e metaforico camminando con una carico sulla schiena che 
lentamente aumenta rendendo sempre più difficoltoso ogni passo, fino all'epilogo finale. 
Una denuncia della condizione femminile, raccontata con grazia ed eleganza senza 
rinunciare alla critica. link to artsy



Tetsuya Ishida ai Giardini viene ricordato, a dieci anni dalla morte, attraverso una selezione di quadri nei quali si è autoritratto identificandosi con l'essere umano contemporaneo. Scene claustrofobiche dove il protagonista, una sorta di 'Tetsuo: the iron man' di Shinya Tsukamoto, viene assimilato dalla città contemporanea diventando parte dei suoi ingranaggi. Un uomo/macchina asservito alla società dei consumi.


'Everything will be taken away' di Adrian Piper, ai Giardini. Una teoria di foto familiari dove i volti sono abrasi fino a cancellarli. A sostituirli la frase che dà il titolo alla serie. Allo stesso modo delle lavagne scolastiche con la medesima frase ripetuta come fosse una punizione.

Spesso si vedono sedicenti 'opere d'arte' che assolvono al discutibile comandamento del 'piccola idea => grandi dimensioni'. Quando, come nei casi qui elencati, un progetto artistico ha un'idea forte non servono né grandi dimensioni né troppe parole per spiegarlo. 

sabato 15 agosto 2015

Flâneur veneziano n°1. O dell'in-Cubo

La disciplina sportiva in cui eccello è decisamente il "Flâneur " con buona pace di Baudelaire. Immergersi nella città sino a fondersi con essa per capirne gli spazi, fisici e umani è un allenamento per i sensi e l'anima.
Durante queste performance atletiche (e pregasi notare l'ironia), incontri inaspettati descrivono le trasformazioni di Venezia.
Così come si preferisce avere prima le brutte notizie, a Piazzale Roma hanno pensato bene di coagulare il brutto affinché tutto il resto, nonché la volgarità umana (?), sia meno appariscente. 
Uno dei peggiori difetti di un architetto è l'arroganza con cui si sente in diritto di disseminare segni del suo passaggio e tracce del proprio ego sulla terra, ritenendosi in dovere di

domenica 31 maggio 2015

Contentezza

Non è certo lo stato d'animo che meglio mi descrive, ma per qualche istante mi ha fatto compagnia come l'ombra durante il flâneur veneziano.
Dopo giorni inquieti la città mi riaccoglie sempre protettiva. Il Caffè Rosso in Campo Santa Margherita è già il primo conforto, così come l'odore del salso, del banco del pesce e la verdura sulla barca. La vetrina della storica libreria mi confonde, tanto da avere il dubbio se il libro di Arnheim sul pensiero visuale che sto comprando non l'abbia già. Suvvia non preoccupiamoci, un po' di leggerezza.

sabato 9 maggio 2015

Anteprima Biennale 2015

Prevedevo una mattina complicata, e non sono stata smentita.
Il mal di testa notturno da weekend sebbene sia diventato una consuetudine non mi ispira particolare simpatia, e non favorisce nemmeno una mia predisposizione, poco celata, alla solitudine che a volte mi rende insofferente alla calca. Troppo facile lamentarsi quando le cose vanno storte, bisogna provare a cambiare il punto di vista.
La meta era Murano, per visitare la mostra del post precedente. 

sabato 7 marzo 2015

One drawing a day / Un disegno al giorno

In alcuni periodi dell'anno riempio una serie di blocchi per schizzi con almeno un disegno al giorno. Oggi ne inizio una nuova serie. E' una questione di esercizio e disciplina dell'occhio e della mano, Ognuno di questi disegni è una sorta di 'selfie' del giorno, ma molto più privato e con una dose molto inferiore di vacuità, ma in quanto personali con una dose necessariamente maggiore di egocentrismo. In questo esercizio introduco, per questa settimana, un elemento per me più stimolante, ovvero la pubblicazione di questi disegni, qualsiasi sia il risultato.


Giudecca dalle Zattere
tecnica mista
matita, pennarello, acquerelli, acrilici, pennello e spazzolino da denti 
mixed media
pencil, marker, watercolors, acrylic paint, paint brush and toothbrush 

Sometimes during the year I fill a series of sketchbooks with at least one drawing a day. Today I start a new one. It's a sort of exercise for the eye and the hand. Each of these drawings is a kind of pages of a diary or a 'Selfie' of the day, but much more private and less empty of meaning, but necessarily more egocentric. This time I've decided, for this week, to publish these drawings, whatever the result may be.