mercoledì 26 settembre 2012

Costruire sull'acqua ... il ponte di debole costituzione

Questo è il caso di due libelli che sebbene trattino temi diversi, sono intimamente legati anche in relazione al dibattito attuale sulle trasformazioni già fatte e quelle in progetto a Venezia. Entrambi i libri sono pubblicati nella collana Occhi aperti su Venezia, editore Corte del Fontego.
Il primo è 'Costruire sull'acqua' di Franco Mancuso che racconta la formazione di Venezia come un laboratorio di sperimentazione per nuove tecnologie in riposta ad un ambiente ostile. Tecniche che nel tempo si sono consolidate tanto da diventare almeno fino al XV secolo, tradizione da tramandare per costruire senza progetto costruttivo ma solo grazie alle soluzioni migliori, di pari passo con l'evoluzione del linguaggio architettonico. E' un breve saggio nel quale vengono spiegate le fondazioni, i muri a spina, le facciate, fino ad arrivare  a quegli elementi che caratterizzano lo spazio urbano, i campi, i pozzi, i percorsi e i ponti. Di uno di questi ultimi parla il secondo libro: 'Il ponte di debole costituzione' di Nelli-Elena Vanzan Marchini. Rispetto al primo qui si fa un salto temporale perchè si tratta di un resoconto dettagliato dell'epopea del Ponte della Costituzione, a partire dal 1996 quando il Comune accettò la donazione del progetto preliminare di Calatrava, passando per gli avvertimenti non ascoltati, al montaggio, fino alla sua non inaugurazione, e agli attuali costi di manutenzione e di controllo delle rive che vengono divaricate grazie al peso e alla forma del ponte. In vicende come questa c'è sempre un lato 'ridicolo', qui sta proprio nel fatto che ci si trova nella città dei ponti, dove la tradizione è tutt'uno con l'equilibrio della città stessa. Un esempio: il Ponte di Rialto. I Provveditori della fabbrica del ponte preferirono incaricare Antonio da Ponte anzichè archistar come Palladio, proprio per la sua conoscenza del contesto, della tradizione tecnologica e per la capacità di utilizzare un linguaggio ad essi appropriato. Il progetto inoltre venne sviluppato in un tempo lungo, poi compensato dal rispetto dei tempi previsti per la costruzione nonchè dal rispetto dei costi. Questo si chiama 'rispetto della cosa pubblica'. Nel caso del Ponte della Costituzione invece è il 'dispetto alla cosa pubblica'.


giovedì 13 settembre 2012

Il paese senza democrazia.

C'erano una volta le storie della buona notte, questa è una storia della cattiva notte.

In queste ore si sta consumando un grave affronto alla democrazia. Immaginate un comune noto per ospitare diverse aziende di fama nazionale e internazionale, che spaziano dall'acqua alla moda che si trova a far parte di una provincia alla quale è legato per storia e vicende comuni, in modo naturale. Immaginate ora un'amministrazione comunale che sta deliberando, senza mai aver interpellato la popolazione ed aver evitato qualsiasi confronto sin qui, la non adesione all'Area Metropolitana, nuovo soggetto che va a sostituire alcune province soppresse dal governo. Tutto questo in favore di un'altra provincia, questa volta ancora in vita, ma chissà per quanto.
L'accusa ad un presunto strapotere di Venezia, sostenuto da fragili valutazioni e da una serie di preconcetti, nasconde in realtà le ambizioni personalistiche di questi politici che altrimenti vedrebbero sfumare la possibilità di fare della politica il tanto agognato 'posto fisso', cosicché dopo il comune il prossimo passo non possa che essere la candidatura alla provincia.
Poco importa dei benefici che deriverebbero per esempio dal fatto che le Aree Metropolitane godono dei finanziamenti europei, e poco importa se questo comune starà a guardare.
Ciò che importa è che qualcuno stasera dormirà sonni tranquilli, cullato dalla prospettiva di una fulgida carriera senza scosse, e dormiranno sonni tranquilli anche tutti coloro che non sanno di essere stati privati della loro libertà.


Il racconto continuerà nella pagina dedicata.

domenica 9 settembre 2012

Biennale di Architettura 2012. I padiglioni nazionali esterni

La fase di avvicinamento alla Biennale inizia anche quest'anno dai padiglioni esterni alle sedi principali, quelli dislocati in città. Obiettivo del giorno: Moldavia, Lussemburgo, Portogallo e Georgia.
Nonostante l'orario di apertura siano le 10, nessuno dei primi due era aperto, perciò mi sono diretta verso quello più lontano del gruppo, che si è rivelato il più interessante. Trattasi del Padiglione del Portogallo, organizzato in due sale, la prima nella quale la voce di Antonio Tabucchi racconta Lisbona, e la seconda dove vengono proiettati dei video. Questi sono la ripresa di tre dialoghi attorno ad un tavolo, di alcuni fra i nomi più importanti dell'architettura portoghese fra cui Álvaro Siza Vieira, Eduardo Souto Moura, Gonçalo Byrne, João Carrilho da Graça, su tre temi inerenti alla città di Lisbona: il centro, il fiume, e le connessioni, sulla base di alcuni progetti specifici sviluppati dal 1988 ad oggi. Si assiste insieme ad una lezione e allo sviluppo del pensiero di un progettista. 

Interestingly, the city's periods of resurgence are linked to major catastrophes.

Post-city il titolo del padiglione del Lussemburgo. Talmente 'post' da posticipare l'apertura un'ora dopo del previsto. Esposizione poco chiara, ma c'è la cartella stampa in rete per chi fosse incuriosito.

Vicino a questo c'è il padiglione Moldavo, che tenta di raccontare come il territorio sia stato offeso da un'edilizia selvaggia. Tema interessante ma che avrei preferito fosse sviluppato in modo più pulito attraverso casi emblematici, piuttosto che con video dal montaggio convulso.

Georgia non pervenuta, la galleria sede del padiglione, dopo le 11 orario previsto, era chiusa.