Logica frattale

Primo classificato al concorso "Giovani critici" ed.2010

(…) concepisco la casa come una macchina d'abitazione, un processo vitale, una cosa viva, dinamica, che cambia secondo l'umore di chi vi abita, non un morto catafalco statico e ipertrofico. Ma perché dobbiamo lasciarci inceppare dalle concezioni congelate dei nostri avi? Qualunque idiota con una infarinatura di geometria descrittiva può disegnare una casa tradizionale. La geometria statica di Euclide è forse la sola matematica? [1]
Il ruolo della geometria è sempre stato quello di fornire apparato scheletrico e sostanza all'architettura. Tutti i progetti nascono da una struttura geometrica che anche se non  immediatamente intellegibile, si può percepire dalle forme e dalle relazioni che queste instaurano con lo spazio circostante. All'origine del processo compositivo, vi è la necessità di dare un ordine al processo stesso, attraverso quella logica che in architettura è assimilabile alla geometria. Si può parlare di geometria strumentale, in grado di articolare forme base in forme composte, e di una geometria astratta e concettuale quando dà consistenza a quel pensiero che origina l'idea progettuale. Nel primo caso la geometria è strumento sintattico del discorso formale, perché permette di narrare l'evoluzione dei rapporti tra le forme geometriche; nel secondo caso il racconto è metafora filosofica, scarnificato dalle sovrastrutture torna ad essere scheletro.
Lo schema progettuale è sempre presente in un progetto che funziona, sia in quanto mezzo dell'evoluzione creativa, che come sottotesto teorico e filosofico dell'oggetto architettonico, ne è la logica che guida il processo creativo.
La scoperta della geometria è all'origine dell'architettura intesa come spazio progettato e non solo riparo primitivo per l'uomo, da quando l'ombra delle piramidi è servita per misurarne le dimensioni e conseguentemente tutte le dimensioni inaccessibili. Per secoli la geometria euclidea è stata il dogma di ogni atto compositivo primigenio e allo stesso tempo l'unico strumento attraverso il quale percepire e comprendere la realtà riducendola a forme elementari. Dopo secoli di primato euclideo e la naturale identificazione della sua geometria con l'arte classica, a partire dal XIX secolo si succedettero due silenziose rivoluzioni. La prima ad opera di János Bolyai e Nikolaj Ivanovič Lobačevskij, i quali dimostrarono la contraddizione del V postulato euclideo, provando l'esistenza di altri mondi geometrici possibili. La seconda è databile nel 1975, quando Benoit Mandelbrot decodifica la geometria frattale e quelle tre proprietà che, come per le virtù dell'architettura indicate da Vitruvio, utilitas firmitas e venustas, diventano condizioni necessarie per definire un oggetto frattale: scalarità, iterazione e omotetia.
Questa intuizione ha il merito di individuare un apparato teorico e pratico in grado di produrre immagini geometriche che non sarebbero altrimenti descrivibili con la geometria euclidea, e alla nascita di una nuova logica compositiva che non contempla più un unico spazio possibile e implica nuove riflessioni scientifiche e artistiche che influenzeranno per questo le più diverse discipline del sapere. Prova ne sia che le curve di Koch, quelle di Peano, il tappeto di Sierpinski, sono diventate immagini iconografiche della geometria complessa tanto da influenzare le arti e la filosofia perché hanno contribuito a cambiare il punto di vista sulla percezione delle cose.
Consciamente o meno l'architettura ha sempre attinto dall'ambiente scientifico, tant'è che negli ultimi anni si è andata consolidando l'esistenza di una architettura che fa dell'approfondimento delle geometrie complesse la sua cifra stilistica, individua nuove forme mutuate dalla ricerca matematica, con l'ausilio dei sistemi di calcolo informatico e afferma da subito la sua dipendenza rispetto alle nuove geometrie. Una corrente fra tutte è quella dell'architettura frattale, divenuto un tema su cui esiste già diversa letteratura, spesso però, letture a posteriori su edifici precedenti la scoperta di Mandelbrot e di Gaston Julia.
Un esempio recente è il Lab architecture studio, che concepisce edifici utilizzando la  geometria frattale. Nel 1997 realizzò la Federation Square a Melbourne, i cui volumi e le destinazioni dei corpi dell'edificio sono distinti dall'uso diverso che viene fatto del pattern triangolare ripetuto sulle superfici. Il modulo è un triangolo composto da diversi triangoli che compongono una figura simmetrica, questa accostata ad altre forme uguali ad essa ma ruotate secondo diversi assi, disegna una facciata frammentata. L'atrio è concepito come un groviglio metallico dove il medesimo modulo viene ripiegato in tre a formare un altro modulo, questa volta tridimensionale. La medesima logica è stata utilizzata in altri progetti dove la geometria viene dichiarata esplicitamente più come elemento decorativo parietale che ossatura della composizione dei volumi.
Un altro progetto di origine frattale è quello vincitore del concorso per il museo egizio a Giza, vinto dello studio Heneghan.Peng.Architects. Il tema formale del progetto consiste nel voler creare un legame fra il passato della cultura egiziana, laddove nacque la geometria, trovando una connessione visiva e formale con il presente. Il museo è una citazione sia delle piramidi che dell'evoluzione che in geometria ha avuto il triangolo, in modo particolare con il triangolo di Sierpinsky. Infatti le facciate dell'edificio sono prodotte dall'iterazione di detto triangolo, diventato pattern formale, l'elemento ricorrente che citando le piramidi ne interpreta la bidimensionalità, come se dall'ombra che fondò la geometria non vi fosse stata altra evoluzione; moltiplica un modulo frattale in modo euclideo e bidimensionale. In termini di geometria architettonica sembra essere una citazione acritica. 
Nei casi di architettura frattale sembra esservi una propensione a relegare tale tipo di geometria ad elemento decorativo e bidimensionale mentre raramente si trovano progetti dove lo spazio è il prodotto delle stesse riflessioni matematiche. Eppure viviamo un uno spazio più complesso nel quale lo scheletro geometrico non è solo da considerasi quell'insieme di strutture portanti che sorreggono l'intero edificio e danno consistenza fisica alla tettonica del costruito, ma anche quell'insieme di segni geometrici che definiscono aree e volumi all'interno delle quali l'uomo si muove, che stanno all'origine dell'atto compositivo e si rivelano nell'esperienza dello spazio.
Makoto Sei Watanabe scrive: "Usare la teoria del caos e dei frattali non significa creare forme che assomigliano agli attrattori di Lorenz o a curve dai profili frastagliati. E' il processo che contribuisce al progetto, non le forme". [2]
La sua è una logica ferrea attraverso la quale il progetto viene creato insieme ai sistemi informatici, liberando l'architetto dalla responsabilità del risultato, perché una volta definiti i parametri iniziali, i vincoli e i limiti cui il progetto deve rispondere, il risultato sarà dovuto al processo matematico del programma informatico utilizzato. Dalla lettura delle invarianti in natura, sviluppa l'ipotesi di un "seme' architettonico che sottoposto ad un processo d'iterazione simile a quello naturale, produce, per una sorta di "gemmazione" leonardesca, organismi complessi, città o edifici, alla stregua dell'equazione frattale iterata. Il metodo è l'ossatura del progetto. È così che per il progetto del Sun God City reinterpreta la povere di Cantor, perché concepisce il volume come un albero attratto dall'energia solare, a cui il computer asporta progressivamente parte del volume del cubo iniziale per far sì che il sole penetri in ogni porzione. La logica di progetto risolve un problema pratico.
Nel racconto di Henlein "And He Built a Crooked House", viene descritta l'avventura fantascientifica all'interno di una casa basata sulla geometria complessa del tesseract. Il finale del racconto non è confortante in quanto esclude che vi possa essere un'alternativa allo spazio euclideo, più rassicurante rispetto alle geometrie complesse. Ma l'esperienza dell'uomo contemporaneo è già plurispaziale, contesa fra spazi reali e virtuali, identità reali e avatar informatici; si tratta ora di progettare il vuoto come entità reale, e non come spazio di risulta fra i segni. L'uso che fino ad ora è stato fatto della geometria frattale, e le altre non euclidee, spesso non riesce a spingersi oltre l'autorefenzialità. Le cause da ricercare nel ritardo con cui le geometrie complesse sono state introdotte nell'architettura, rispetto alle altre arti, sta probabilmente in due ragioni: da una parte la difficoltà di realizzare forme matematiche fino al momento in cui i sistemi informatici sono diventati elemento necessario della progettazione, dall'altra parte per l'abitudine a ricorrere ad operazioni compositive consolidate e il tempo fisiologico durante il quale i termini scientifici vengono tradotti in un nuova grammatica. Ma il fascino che l'architettura subisce dalla scienza diventa sterile qualora non produca nuovi metodi compositivi. La geometria deve passare dall'essere esclusivamente strumento di disegno a filosofia del metaprogetto, a struttura mentale che sviluppa l'idea di progetto prima ancora di averne prodotto la forma.
Ora la sfida consiste nel progettare spazi abitabili attraverso le geometrie complesse per dimostrare che possono produrre nuove forme e nuove idee di spazio più vicine ai mondi paralleli in cui si muove l'uomo contemporaneo. Nel contempo lo studio delle geometrie va visto come un'operazione disciplinare che viene imposta sia al progetto nell'atto formativo, sia al modus operandi del progettista quale guida nel creare le relazioni e le gerarchie, e strumento per creare armonia e bellezza.


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© Arabella Guidotto 2014
 
Note:
1 "And He Built a Crooked House", di Robert A. Heinlein , 1941; "Racconti matematici', ed. Einaudi, 2006
2 "Induction design' di  Makoto Sei Watanabe, ed. Testo e Immagine, 2004
Arabella Guidotto

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