domenica 8 gennaio 2012

Armenia. Impronte di una civiltà

Lo scopo di una mostra è quello di rivelare a chi la visita qualcosa di specifico e insieme universale; questo accade quando ci si avvicina alla storia di una civiltà articolata e in un certo senso riservata come quella armena.

In questo periodo a Venezia presso il Museo Correr è possibile visitare la mostra 'Armenia. Impronte di una civiltà'  che celebra il cinquecentenario della stampa del primo libro in lingua armena. Il percorso offre la possibilità di avvicinarsi alla complessità di una cultura e un popolo antico che ha concentrato nel culto della parola e del libro, come veicolo della memoria e del sapere, la sua identità culturale. E' infatti attraverso la successione dei manoscritti e delle miniature che si comprende come l'uso della parola, e prima ancora nell'individuazione dell'alfabeto armeno, sia stata determinante nel dare coesione ad un popolo che ha conosciuto la deportazione (1894 -1896, 1915 -1916).

Ivan Aivazovskij, Discesa di Noè dal Monte Ararat, 1889
Lungo le sale vi sono una serie di 'plastici' in pietra di monasteri che suggeriscono l'architettura armena, e altri contemporanei che bene dimostrano l'attenzione per la luce e gli schemi geometrici. Vi sono inoltre esposte una serie di rilievi e croci decorate a motivi geometrici, una reliquia dell'Arca di Noè e un curioso libro farmacologico dall'eloquente e ironico titolo 'Inutile agli ignoranti'.
La mostra è uno stimolo alla comprensione di una cultura affascinante, e per quanto mi riguarda anche di una architettura da approfondire, che in Venezia è stata e continua ad essere una presenza viva, che insegna come il rispetto per la cultura e l'arte siano strumento politico attraverso il quale conservare l'identità di un popolo nonostante gli sconvolgimenti storici. Una lezione, questa, su cui l'Italia contemporanea, nella quale è frequente il disprezzo per ogni forma di cultura in favore di rassicuranti mediocrità, dovrebbe almeno riflettere per arginare la sua decadenza.

Nelle sale non si può fotografare perciò non ho nessuna immagine personale che illustri quanto raccontato, però non voglio privarvi di una delle possibili viste iconografiche sulla città.


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