Alla fine ci sono tornata per caso e per volontà. Per caso perché non avevo in mente di recarmi in zona a breve, e invece è capitato, per volontà perché l’ho visto dalla provinciale e mi è sembrato un atto dovuto verso il luogo stesso e verso i miei ricordi personali. Mi aspettavo di trovare dei segni del tempo che avessero scalfito la materia, invece le superfici e le forme scarpiane hanno mantenuto intatto il loro fascino. Sarà il destino delle architetture sospese in un tempo a parte o più concretamente alla cura dei custodi e del comune, ma la Tomba Brion di Carlo Scarpa, a San Vito di Altivole, convive con la natura e il tempo in armonia assoluta. Il percorso fatto di inviti, trabocchetti, sorprese, ed episodi celati ad un primo sguardo, porta il visitatore a sviluppare un racconto durante il cammino, e fare un’esperienza diversa ogni volta degli stessi spazi. D’altra parte l’architettura deve essere il racconto di un evento, e deve per durare nel tempo instaurare un dialogo fertile con l’uomo per produrre altre storie.
C’è un dettaglio che ho scoperto e non ricordo di aver mai letto qualcosa a riguardo. Nella chiesa, davanti all’altare c’è una lastra di pietra fissata da due borchie, di cui una di dimensione più grande rispetto all’altra. Siccome nulla è a caso, mi sono ricordata dei giochi prospettici barocchi, quindi mi sono fermata sopra alla borchia e ho semplicemente alzato la testa, per vedere che era al centro dell’intersecazione dei due quadrati scalettati della copertura.
Mi colpisce sempre come un caso architettonico così defilato sia visitato da persone di luoghi e culture lontanissime. Anni fa ci incontrai dei monaci buddisti, l’ultima volta sul registro delle viste degli ideogrammi cinesi, a conferma di come il senso del sacro possa superare le barriere culturali e diventare sentimento universale.
Anche io ci sono tornata il mese scorso ... così ho potuto ammirare anche le ninfee in fiore! é vero che si scopre sempre qualche particolare nuovo ad ogni visita; l'anno scorso ho potuto visitarla anche di notte ed è stato ancora più "sorprendente", anche se c'era tanta gente e non si poteva godere appieno dell'opera. Mi sono tornate in mente le scene del documentario di Riccardo De Cal "Memoriae Causa", con tutta la parte dedicata alla tomba di notte, ai suoni ed alle voci diverse rispetto a quelle del giorno.
RispondiEliminaGrazie al tuo commento prezioso Wrumy, ho scoperto un documentario che non conoscevo. Ho appena visto su youtube il trailer, breve ma dà l'idea che hai descritto. Di seguito indico il link per trovarlo.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=0RIuuDBnixY
Grazie del link! Non mi sono mai informata sulla possibilità di reperire anche il DVD completo; forse basta contattare la Fondazione Benetton ... sempre su temi "scarpiani" lo stesso autore ha fatto anche un documentario sulla Querini Stampalia; qui molto interessante è stato per me "riscoprire" il legame dell'architettura con l'acqua (in questo caso proprio "l'acqua alta" venessiana!).
RispondiEliminalisa
Grazie a te Lisa! Sono curiosa di sapere in quale occasione sei riuscita a vederli, mostra o rassegna di documentari?
RispondiEliminaCredo di averlo visto in una anteprima ad Altivole, durante un incontro organizzato da Comune e Fondazione Benetton nel 2007, mi pare a conclusione di una mostra che si era tenuta a Treviso intitolata proprio Memoriae Causa.
RispondiEliminaPoi è stato presentato in una serata con l'autore a Castelfranco Veneto, credo organizzata dall'Ordine Architetti,in versione "definitiva"; in questa occasione è stato proposto anche Hortus Conclusus, il documentario sulla Querini.
Grazie delle informazioni. Purtroppo è sempre difficile reperire i documentari di architettura.
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