E’ interessante la pervicacia con cui l’Italia in questa fase storica si ostina a dare la peggiore immagine di sé.
‘L’arte non è cosa nostra’ è la scritta al neon che campeggia negli spazi del Padiglione italiano alla Biennale; forse non si è tenuto conto dell’involontario doppio senso dell’affermazione, perché basta a descrivere l’esposizione. Se a qualcuno vedendo quella frase, fosse venuto il dubbio, entrando ne avrebbe avuto la conferma. Se, ancora, alcune opere avessero una qualche valenza, o quantomeno le si volessero approfondire, non è data la possibilità; alcune sono troppo in alto, distorte prospetticamente, altre sono troppe e lo spazio troppo angusto per permetterne una visione corretta, altre ancora sono un palese, e agghiacciante, tributo al servilismo. Manca una caratteristica che io considero una qualità necessaria e indispensabile, la sintesi del progetto, e il coraggio di scegliere sulla base del tema scelto. In questo caso invece, emerge solo il chiasso visivo di un’esposizione logorroica che denuncia in quella frase la sua inadeguatezza.
Nessun commento:
Posta un commento