Sei persone sedute al tavolo di un bàcaro.
Cinque architetti ed un ingegnere. Nell'ordine:
A: lo studio dove lavorava ha dato un taglio drastico al personale. Non trova lavoro da mesi.
BC: lavorano insieme e sono impegnati nella ricostruzione post-terremoto in Emilia. Gli aiuti non arrivano e tantomeno i pagamenti.
D: l'azienda dove lavora, senza contratto essendo una delle tante partite iva, ha deciso di eliminare la metà dei dipendenti.
E: lavora per un ente, ma si sa che le partite iva non possono mai stare tranquille.
F: per lavorare ha dovuto firmare un contratto capestro, decisamente sottopagato.
Parlano del presente come fosse già passato, e del futuro come un progetto su cui lavorare. L'abitudine alla precarietà è ormai diventata un punto di forza, una sensazione che fa compagnia. L'idea di cadere e dover ricominciare non fa paura a chi ha poco o nulla.
Quante altre storie come queste?
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