Jean François Niceron (1613-1646), Padre minimo francese, è una figura 'curiosa'. L'aggettivo non è a caso perché fu soprattutto un matematico e un prospettico che elaborò e conferì corpus teorico all'ottica ed in particolare alle sue illusioni.
La sua produzione scientifica è raccolta in due libri La perspective curieuse (1638) e il Thaumaturgus Opticus (1648) pubblicato postumo, nei quali sono raccolti i suoi studi relativi all'ottica intesa come luogo misterioso nel quale è depositato un codice segreto della presenza divina. Questa ricerca si esplica attraverso esperienze pittoriche come le prospettive accellerate la cui visione corretta si ha da un solo punto di vista, che hanno al contempo una dimensione ludica e filosofica. Tale 'disposizione d'animo' è riscontrabile in tutta la sua produzione scientifica pur senza inficiare il valore dei suoi studi.
L'occasione per scoprire Niceron è una piccola quanto completa mostra che si sta svolgendo allo IUAV nella sede di Santa Marta dal titolo 'Jean François Niceron. Prospettiva, catottrica & magia artificiale' a cura di Agostino De Rosa e Imago rerum, dove viene illustrato con rigore e dovizia di particolari il contenuto dei libri di Niceron anche attraverso le ricostruzioni delle sue macchine prospettiche. Fra queste sono di particolare suggestione le anamorfosi sia cilindriche che spaziali, le prospettive coniche, la diottrica e il suo cannocchiale che ricompone un'immagine scomposta, vero e proprio anagramma d'immagini.
L'esperienza di Niceron e con lui di Maignan, seppur espressa in un tempo brevissimo, ha influenzato l'arte e l'architettura della Roma del '600, fino a scorgerne riferimenti nell'arte dadaista e concettuale. Sarà un caso infatti che proprio Duchamp individuò un gioco di parole nel nome del nostro: Nice R On tradotto come 'una simpatica arte in azione'.