Questo albero ha qualcosa di familiare. Quando lo vedo mi ricorda la mia generazione.
Da qualche tempo raccolgo i racconti di diversi colleghi il cui denominatore comune è lo sconforto per il 'non futuro' che la nostra professione ci prospetta. Studi di architettura chiudono, o sono costretti a dimezzare i dipendenti, oppure si va avanti di mese in mese convivendo con quell'incertezza che fa accettare trattamenti censurabili. Ne risulta oltre che lo scoraggiamento e l'insicurezza, anche l'atrofizzazione delle capacità dei nuovi architetti, che condannati a non poter realizzare nulla ma ad essere, quando va bene, dei meri disegnatori di idee altrui, varcano la soglia dell'apatia. Dal momento che il numero di chi è coinvolto in questo destino è di gran lunga superiore alle archistar, ed è comunque superiore al numero di quegli architetti che ora possono vivere di rendita grazie agli anni d'oro, viene da chiedersi se non sia il momento di ripensare alla professione a partire dalla divulgazione dell'architettura e dei suoi temi perchè si sviluppi una minima cultura architettonica in grado di privilegiare la qualità, anche e soprattutto formale, rispetto al 'copia-incolla' di quell'edilizia che ha imbruttito il paesaggio italiano.
Queste righe potrebbero apparire come uno sfogo delirante, ma il tema è urgente, perchè ho la sensazione che allo stesso tempo, con quel personaggio dell'anno che è La Crisi, si stia sviluppando nelle menti più ottuse, un sentimento di disprezzo verso la mia generazione, rea della sua impossibilità ad esprimersi e quindi di formarsi, nonostante una diffusa e di alto livello formazione culturale. Questi attacchi arrivano spesso da parte di generazioni precedenti, talvolta non più all'altezza del loro ruolo, visto che le tecnologie rappresentano un nuovo stadio di selezione naturale.
I nuovi provvedimenti del governo probabilmente non faranno altro che ostacolare i giovani progettisti, o quanto meno a non migliorare la situazione attuale del mercato, mentre ad esempio, agevolare un piano per il rilievo e recupero, anche estetico, dell'edilizia degli ultimi decenni, che certamente non ha prodotto bellezza, potrebbe essere un tema su cui porre attenzione.