Il 13 Settembre 1874 a Venezia, lo ricorda la Gazzetta Veneta del giorno dopo, ci fu un grande temporale estivo con lampi e tuoni. Fu l'atmosfera questa che accolse l'arrivo in città di Eduard Manet.
La stessa che, fatte le debite proporzioni, ha accolto me il 14 agosto. Una pioggia incessante ha accompagnato la passeggiata e la visita alla mostra, con sottofondo di tuoni, scrosci d'acqua, fulmine e spegnimento improvviso della luce sul finale. La mostra 'Manet. Ritorno a Venezia' indaga l'influenza che i due viaggi in città ebbero sulla sua produzione. L'ambientazione atmosferica si è dimostrata ideale.
Con queste suggestioni 'climatiche' davanti a 'Il balcone' si può intuire il motivo per il quale Berthe Morisot sia così definita rispetto agli altri due personaggi, Fanny Claus e il pittore Antoine Guillemet, come se l'atmosfera e la distanza fra loro e il pittore sia atmosferica oltre che emotiva. Fra loro non c'è relazione, ognuno è concentrato sui propri pensieri e solo alcuni elementi accessori sono degni di definizione.
Altra distanza ne 'Il pifferaio'. Mi colpisce l'ombra sulla mano. E' un ombra netta, quindi solare. Lo sfondo neutro che tanto aveva stupito all'epoca mi suggerisce un'altra riflessione. E' l'ipotesi, del tutto personale, che il ritratto sia di derivazione fotografica. Non sarebbe da escludere visto che altri quadri di Manet, di soggetto spagnolo, sono stati tratti da fotografie. L'atmosfera temporaneamente autunnale all'esterno, la luce perfetta, i pochi visitatori, e l'osservazione della Venere di Tiziano dispongono a dialoghi intimi con le tele ritrovando un po' di quiete dalla tempesta.
Distanze e atmosfere.
Distanze e atmosfere.
Esco dal Palazzo Ducale incontro alla pioggia della quale presto sarò bersaglio mobile, mentre l'angelo guarda verso il mare cercando di fermare il temporale.
Una città umida e fredda insieme, dove gli ostacoli al movimento e la fatica elevano lo spirito disponendolo ad uno stato di arrendevolezza e fatalismo, che sembra voglia lavare dagli affanni senza riuscire a purificare, tante sono le scalfiture ormai collezionate; fino al momento in cui ti confondi con lo spazio e l'atmosfera che ti circonda, un po' come accade ne 'Il balcone': pochi i dettagli definiti e a volte nemmeno te stesso. Non c'è altra scelta che camminare allora incontro ai quotidiani ostacoli alla definizione di sè.