Sfidando Caronte ho attraversato la città per vedere le due mostre del momento prima che finiscano.
La prima all'Istituto Veneto è dedicata al rapporto fra Picasso e il suo mercante Vollard attraverso una serie di acqueforti che descrivono il loro legame nel tempo. Grazie ad alcune citazioni tratte dalla biografia di Françoise Gilot che accompagnano il percorso dell'esposizione, viene suggerita l'immediatezza congenita in Picasso fra segno pensiero e vita, per il quale il disegno è un'esigenza naturale e istintiva di comunicazione, tanto che in alcuni casi la distinzione fra la rapidità di segno di un disegno e una acquaforte si distingue solo per la tecnica.
Le Repas frugal |
La grande corrida con donna torero (chiaro legame compositivo con Guernica) |
Le chef d'oeuvre inconnu |
Fra le stampe esposte, c'è una copia di Le chef d'ofeuvre inconnu di Balzac, nel quale sono raccolte delle stampe di Picasso che non furono pensate per essere delle illustrazioni ma lo diventarono successivamente. Di particolare poesia le costellazioni fantastiche.
La sfida con Caronte è continuata verso Palazzo Correr dove si tiene la mostra 'Gustav Klimt nel segno di Hoffmann e della Secessione'. Le critiche che avevo sentito non erano positive, invece sebbene non completamente esaustiva del tema annunciato nel titolo, la mostra sviluppa la relazione fra Klimt e Hoffmann nella loro ricerca verso l'opera d'arte totale influenzati dalle germinali teorie culturali che si andavano sviluppando (penso alla psicanalisi, soprattutto quando mi trovo difronte a Giuditta I e II, ma anche ad alterazioni dello stato quando i soggetti diventano onirici ed evanescenti), suggerendo le dinamiche creative a partire da alcuni ritratti di Franz Matsch che annunciano le evoluzioni cromatiche e decorative successive.
Se nella mostra precedente spesso lo sfondo era assente, perché il segno bastava a definire lo spazio, qui lo sfondo diventa bizantino, bidimensionale e astratto. Uno spazio mentale racchiuso da cornici che diventano parte dell'opera.